Il Movimento 5 Stelle e Lega, sembra ormai sicuro, faranno un accordo di governo. Chi ha sempre considerato il M5S una truffa perpetrata da Casaleggio e Grillo ai danni di una massa di cittadini ottusi ed incompetenti trova in questo accordo la conferma della sostanziale identità delle due forze politiche, contro cui è necessario opporsi con ogni mezzo, anche se questo implica il sostegno oggettivo ad una classe dirigente della sinistra che ha compiuto molti errori. In sintesi: passatemi i popcorn e divertiamoci mentre i barbari distruggono il Paese!
Chi invece considera il M5S come la migliore reazione possibile, nelle attuali condizioni, ad una classe dirigente che ha tradito il mandato di fare gli interessi del paese per pensare solo al proprio benessere personale si interroga se l’accesso al potere esecutivo valga il rischio di gestirlo in un accordo con la Lega.
Io credo che non sia il caso di rifiutare a priori il confronto con la Lega. Questa convinzione non deriva da alcun apprezzamento nei confronti del partito di Calderoli, dei sostenitori di Putin, dei 600 mila rimpatri forzati, ecc., ma perché le alternative hanno dei rischi enormi di cui non credo si tenga abbastanza conto.
Se un ipotetico “governo neutro” dovesse anche solo limitarsi a pochissime urgenze il danno che produrrebbe sarebbe comunque assai grave. Per evitare il rialzo dell’IVA ed avere una legge elettorale capace di garantire governabilità è necessario fare delle scelte politiche, come dimostrato dal fatto che sono gli stessi problemi sui
quali si dibatte senza successo da anni (la natura stessa di clausola di salvaguardia deriva dall’incapacità di affrontare il problema a suo tempo). Continuare ad accumulare polvere sotto il tappeto non può che esacerbare ancora di più la rabbia e la frustrazione di chi vive sulla sua pelle il disastro economico e sociale prodotto dai governi della sinistra da salotto letterario e da talk-show. Affrontare questi problemi scaricandone le inevitabili ripercussioni su responsabili volto e senza un mandato elettorale, questo vuol dire “governo neutrale”, servirà solamente a rafforzare le interpretazioni complottiste, e quindi aumentare la possibilità di tradurre in pratica le già forti tentazioni autoritarie e sovraniste. Al contrario, un governo M5S-Lega, con un mandato politico, darebbe la possibilità all’elettorato di chiedere conto ai propri eletti delle sue azioni e rendendo possibile valutare le reali capacità di governo. Solo in questo modo le prossime elezioni, verosimilmente non lontanissime, potrebbero essere basate non su propaganda ideologica ma su fatti concreti.
D’altra parte, anche accettando che l’accordo con la Lega possa giocare un utile ruolo date le particolari condizioni, questo non vuol dire che qualsiasi accordo possa andare bene al paese ed al Movimento. L’elettorato del M5S e della Lega sicuramente condivide un profondo senso di repulsione contro il Partito Democratico e, in generale, contro ogni presunta autorità intellettuale. Ma le similitudini finiscono qui, almeno per una larga parte della dirigenza e dell’elettorato del M5S, che sono estremamente più variegati e, generalmente, più sofisticati di quelli della Lega. Lo testimonia, ad esempio, la scelta coraggiosa del M5S, in parte autolesionista, di presentarsi alle elezioni con una squadra di potenziali ministri scelti per le loro competenze e non per la loro prominenza nel partito, così come quella di candidare personalità esterne.
Un accordo con la Lega sicuramente richiederà di pagare un prezzo in termini elettorali, come c’è da aspettarsi passando dall’opposizione alla responsabilità di governo. Però questo prezzo non può implicare lo snaturamento del Movimento in una Lega-bis, una forza populista con tendenze anti-democratiche, senza capacità analitica e culturali, e allineata ad una visione identitaria e sovranista della società.
I limiti per la accettabilità di un accordo si possono trovare facilmente, anche se, come in ogni trattativa, trarre le conclusioni complessive non sarà agevole. Ad esempio, tra gli argomenti oggetto dell’accordo che filtrano sui giornali sembra ci sia l’inserimento di una flat tax. Non è questo il luogo per discutere la natura e gli effetti di questa misura economica, basti considerare che è stata da sempre proposta da chi difende gli elettori ad alto reddito ed alto tasso di evasione fiscale, quindi va in direzione opposta a quello che il M5S dovrebbe sostenere. Se l’accordo finale includesse una revisione del sistema fiscale in senso regressivo (cioè più costoso per le fasce di reddito basse e meno per quelle alte) senza alcun altro scopo di dare un contentino elettorale alla Lega sarebbe molto grave. Allo stesso modo, se l’accordo non includesse il sostanziale rafforzamento della legislazione anti-trust in ambito televisivo e la difesa della legalità questo non potrebbe che essere considerato come il prezzo da pagare per il “passo di lato” di Berlusconi. Molti altri aspetti dell’accordo dovrebbero essere valutati con attenzione per avere la ragionevole sicurezza che questo sia non solo il migliore possibile data la natura della Lega, ma anche nell’interesse del M5S e del Paese. Se non ci fosse modo di rispettare questo condizioni allora qualsiasi altra strada, governo neutrale o elezioni, per quanto ad alto rischio è da preferire ad un governo di coalizione a “trazione” leghista.
Come fare per valutare la bontà di un eventuale accordo nella sua interezza, considerando tutti i vantaggi e tutti i rischi? Nella fase della trattativa è necessario che vi sia un ristretto numero di persone coinvolto, ma la sua accettazione deve necessariamente essere discussa in modo allargato e con una profonda conoscenza delle questioni sul tappeto. Al fondamento del M5S c’è l’idea di consenso della base raccolto attraverso la consultazione degli attivisti. In questo caso mi piacerebbe che affinché l’accordo possa essere accettato sia necessario non solo, come annunciato, che sia approvato dalla maggioranza degli iscritti a Rousseau, ma anche che sia possibile averne una analisi da parte di personalità adatte a valutarlo per ruolo e competenze. Si potrebbe ad esempio richiedere il parere dei portavoce eletti nel Parlamento e dei candidati ministri. Il motivo per cui questo parere sarebbe utile è duplice. Il primo è che i vantaggi ed i pericoli di un tale accordo sono molto complicati da ponderare, ed è quindi utile sapere l’opinione dei delegati del Movimento al Parlamento e ad un eventuale governo. Il secondo è che l’accordo, se stipulato, deve essere sostenuto da una maggioranza parlamentare ed applicato da un congruo numero di candidati ministri, ed è quindi rilevante conoscere il loro grado consenso.
Il M5S si trova di fronte ad una fase di cambiamento, passando da forza di opposizione nel parlamento ad una di governo senza però godere della maggioranza delle Camere. E’ da apprezzare che abbia accettato la sfida di provare a percorrere tutte le strade per portare avanti, almeno parzialmente, il mandato ricevuto dai suoi elettori. Se le condizioni sono sufficienti deve però essere valutato con molta attenzione, ed ogni voce che possa contribuire a chiarire le conseguenze di un accordo con la Lega andrebbero ascoltate.