Dagli “Incompetenti al Potere” al Potere dei Soliti Incompetenti

Resisto alla tentazione di esprimere commenti sui nomi dei ministri del governo Draghi, se non per invitare chi criticava le qualità di quelli del precedente governo a valutare se realmente ritengono si sia alzata la qualità media. Voglio invece riflettere su quale sarà la strategia del nuovo governo per guidare l’Italia fuori dalla palude di stagnazione economica e sociale degli ultimi decenni.

Può sembrare avventato prevedere il comportamento di un governo così atipico nato in un periodo storico così fuori dall’ordinario quando non ha neanche giurato, e men che meno espresso alcun atto. Credo però che la sua composizione e genesi siano talmente chiari che è in realtà molto facile prevederne le politiche.

A mio avviso dovrebbero essere tre i compiti fondamentali del governo se vuole raggiungere l’obiettivo di evitare un irreversibile fallimento economico e sociale del Paese: innovazione, pubblica amministrazione e coesione sociale.

Innovazione

Come i mantra che ripetuti perdono di significato il neo governo sparge a piene mani promesse di potenziare la ricerca in Italia, ma è chiaro che farà ben altro rispetto a quello che servirebbe.

La ricerca e l’innovazione dovrebbero fornire gli strumenti culturali e tecnologici per sostenere un sistema produttivo e sociale competitivo ad alto valore aggiunto. Affinché questo sia possibile è necessario che lo stato garantisca una robusta ricerca di base e finanzi progetti infrastrutturali ambiziosi che supportino le necessità del paese. Servono quindi finanziamenti per gli enti pubblici di ricerca e un piano coerente di investimenti pubblici per generare strumenti e contesto in cui imprese private virtuose (innovative e competenti) possano prosperare.

I ministri del governo Draghi rappresentano l’esatto opposto di questo tipo di innovazione. Per loro “Ricerca e Sviluppo” è una voce di bilancio con cui aziende decotte possono ulteriormente ridurre il loro carico fiscale. Nella loro interpretazione di innovazione lo stato non è altro che fornitore di competenze a basso costo al servizio delle aziende private. Gli unici investimenti pubblici da approvare sono quelli per “eccellenze” buone per tagliare nastri in campagna elettorale e sostenere reti di questuanti riconoscenti. Gli atenei ed i centri di ricerca pubblici sono covi di perditempo da disciplinare rigidamente obbligandoli, nel migliore dei casi, a servire gli ordini di imprenditori avidi. E, nel peggiore, cercarsi un “lavoro vero” invece che scaldare la sedia.

Pubblica Amministrazione

Di fronte alla pandemia è ormai chiaro anche al più sfegatato sostenitore del libero mercato che esistono delle funzioni essenziali che solo lo Stato può svolgere efficacemente. Di fronte alla crescente inefficienza della PA in Italia causata da anni di sottofinanziamento, scelte dei vertici clientelari, organizzazione burocratica ed incoerente, disprezzo del personale dipendente, ecc. ecc. sarebbe necessario un cambio di passo.

Si dovrebbe riformare una struttura organizzativa progettata da giuristi ottocenteschi e sostituirla con una orientata al risultato. Sottrarre alla politica ed ai gruppi di influenza il potere di nomina dei vertici. Restituire al personale pubblico l’orgoglio e la dignità di servire il bene pubblico.

Niente di questo ci si può aspettare da chi ha tagliato finanziamenti, deriso le strutture pubbliche, piazzato amici, e in generale sostenuto pubblicamente l’inutilità della pubblica amministrazione mentre privatamente ne sfruttava (e ne provocava) l’inefficienza e la corruzione.

Coesione sociale

Garantire a tutta la cittadinanza un livello minimo di reddito, l’accesso a servizi sanitari e di istruzione, la difesa dalla criminalità, la possibilità di perseguire le proprie vocazioni non sono solo degli obiettivi che giustificano l’esistenza dello Stato, ma sono anche gli strumenti essenziali per garantire la stabilità sociale. Senza stabilità si scatenerebbero conflitti drammatici tra classi sociali e territori scatenando violenza e impedendo, anche ai più fortunati, di vivere in condizioni di sicurezza e prosperità.

La composizione del governo Draghi non lascia alcun dubbio che le sue politiche saranno ispirate al più puro liberismo in campo economico ed alla accellerazione della autonomia regionale in termini di organizzazione statale.

Si riuscirà, forse, a difendere almeno alcune delle pur timide misure di contrasto al precariato ed alla povertà promosse dai governi a 5 Stelle. Ma i campioni nazionali del “liberismo con i sussidi degli altri” che popolano il governo troveranno altri modi impoverire ulteriormente le classi a basso reddito.

La folta ed entusiastica rappresentanza leghista potrà finalmente ed esplicitamente concordare con i colleghi autonomisti del PD presenti nel governo (oltre che con gli alleati storici della imprenditoria ereditaria FI) per approvare la frantumazione del’unità nazionale che il Movimento 5 Stelle era riuscito, a fatica, a contenere.

Conclusione

Per definizione un governo senza (quasi) opposizione è per natura un compromesso tra orientamenti diversi giustificato esclusivamente dalla convinzione che ogni alternativa sarebbe peggiore. In questo caso, chi lo ha fatto nascere e lo sostiene ritiene che il governo Draghi sia da preferire rispetto alle elezioni ed al governo precedente.

Per quanto opinabile, questa convinzione avrebbe potuto anche essere difendibile se il nuovo governo perseguisse una politica di sostegno alla ricerca scientifica e tecnologica, alla (ri)costruzione di una pubblica amministrazione efficiente, ed al mantenimento di un livello minimo di coesione sociale.

La lista dei ministri dimostra questa speranza, per quanto remota, è definitamente tramontata, dimostrando che gli “incompetenti” (potenziali) che hanno vinto le elezioni nel 2018 sono stati sostituiti dagli stessi incompetenti (ampiamente dimostrati) che si sono succeduti nei decenni precedenti.

L’uso propagandistico di parole chiave apparentemente progressiste, forzato dalle attuali drammatiche condizioni sanitarie ed economiche, non è altro che pura illusione ottica con la quale si maschera come progresso la restaurazione dell’ancien régime. L’unica novità è la caduta della finzione di una sostanziale alternativa tra le forze politiche che, dopo aver prodotto il degrado attuale del Paese, ora si sono esplicitamente alleate per completare l’opera.

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