Come valutare la bontà di un programma elettorale? A leggere i giornali sembra che uno dei punti cruciali sia la veridicità delle coperture: chi pagherà per le promesse elettorali? Per quanto lodevole sia l’intenzione, i fact-checking sono sempre utili, in questo caso l’esercizio è veramente ingannevole.
Rimanendo nell’ambito della fredda contabilità nazionale, se anche fosse possibile prevedere con una decente approssimazione le entrante e le uscite previste da un programma (e non lo è), ormai anche i sassi sanno che quello che conta è il famigerato rapporto deficit-PIL.
Un programma che implica un incremento di 100 miliardi del deficit ed una crescita aggiuntiva del 1% del PIL è senza dubbio preferibile ad un programma che implica 50 miliardi di extra debito ma solo lo 0,1% di crescita aggiuntiva.
Aggiungerei che il voto non dovrebbe essere motivato solo da ragioni di mera contabilità, ma gli elettori dovrebbero tenere in debito conto anche le proposte relative allo sviluppo sociale, culturale e, direi, morale del paese.