Un classico tema della letteratura da Edipo fino ai giorni nostri è la tragedia di chi è terrorizzato da un possibile evento futuro e, nel tentare di scongiurarlo, diventa la causa principale del suo stesso verificarsi.
Con la sua decisione di rifiutare Savona come ministro Mattarella, come Edipo, ha rafforzato la falsa idea, strumento del peggior populismo eversivo, dell’incompatibilità tra democrazia e permanenza dell’Italia nell’Euro. Il Presidente ha esplicitamente detto che non poteva avvallare un governo, riconosciuto come maggioritario in Parlamento, a causa dei seguenti motivi:
- Proteggere gli investitori nazionali ed esteri
- Impedire il crescere dello spread e garantire la solvibilità del debito pubblico
- Impedire il calo del valore delle azioni
- Garantire i risparmi detenuti nel sistema finanziario nazionale
- Impedire la crescita degli interessi sui mutui e sui prestiti alle imprese
Chi scrive è convinto dell’importanza sostanziale dei punti elencati dal Presidente, ma nulla di quanto rivelato pubblicamente giustifica il rifiuto di rispettare l’esplicita volontà parlamentare. Il patto di governo e le dichiarazioni di Savona garantivano la permanenza nell’Euro ed il rispetto degli impegni internazionali. Inoltre, nel nostro ordinamento costituzionale la Presidenza della Repubblica è dotata di molti strumenti formali ed informali per vigilare sul rispetto degli impegni presi e, se necessario, impedire eventuali deviazioni dal programma governativo.
Invece di svolgere il proprio ruolo esterno alle dinamiche politiche, la scelta di presentare come contrapposti il rispetto della volontà popolare da un lato e la stabilità finanziaria dall’altro è una falsità ed un errore politico gravissimo che rischia di provocare precisamente quelle conseguenze che la Presidenza della Repubblica afferma di voler evitare a tutti i costi.
Dal punto di vista strettamente tecnico le motivazione addotte dal Presidente sono infondate perché le dinamiche dello spread e degli interessi bancari dipendono da tanti fattori diversi ed hanno impatti sull’economia reale distinti nel tempo. Il fatto che ci sia stato un temporaneo peggioramento degli indicatori più volatili non ha alcun significato economico reale, almeno nel breve periodo. Per il lungo periodo la storia passata e recente hanno mostrato che le ricette per la soluzione dei problemi di finanza pubblica applicati finora non sono in grado di risolvere i problemi, e quindi è necessario rivedere gli strumenti da usare per la loro soluzione. Che si ritenga o meno l’alleanza M5S-Lega adeguata a identificare questi strumenti non modifica il fatto che serve un governo rappresentativo della volontà popolare, senza il quale non sarà possibile agire in alcun modo.
Dal punto di vista politico, Mattarella sembra non rendersi conto che i temi da lui invocati a giustificazione della sua azione riguardano direttamente una frazione minuscola della popolazione italiana. Al contrario la stragrande maggioranza soffre da anni per la scarsità di lavoro, riduzioni salariali, diminuzione dei servizi pubblici, incrementi fiscali, ecc. ecc.
La forza della Lega e dei vari populismi abili a sfruttare la rabbia popolare è la falsa contrapposizione tra responsabilità finanziaria pubblica e benessere economico degli italiani. Non è questo il luogo per discutere di come i due obiettivi sono non solo compatibili, ma in realtà strettamente collegati. E’ però un dato di fatto che i governi degli ultimi anni hanno perseguito politiche economiche disastrose che hanno spinto molti cittadini a ritenere che l’unico modo per migliorare le condizioni economiche dell’Italia consista nel violare almeno alcuni dei vincoli imposti dagli accordi europei.
Mattarella ha confermato questa convinzione, ergendosi apparentemente a difensore degli interessi dei mercati finanziari e conseguentemente, secondo il suo stesso ragionamento, contro gli interessi dei cittadini. La conseguenza certa di questo conflitto tra poteri costituzionali, inedito e gravissimo, è che la futura campagna elettorale non potrà che essere combattuta sul rispetto degli accordi europei e della stessa permanenza dell’Italia nell’Euro, tema che fortunatamente era stato escluso dal dibattito politico. Inoltre, chi sosterrà l’interesse fondamentale dell’Italia per l’integrazione economica con gli altri paesi europei si troverà pesantemente svantaggiato a causa dell’accusa di difendere gli interessi dei mercati finanziari contrapposti a quelli dei cittadini italiani.
Presidente, le Sue azioni rischiano di causare il disastro che voleva evitare.